CARTA DEI SERVIZI

La nostra realtà rappresenta un progetto sperimentale che vuole cercare di aiutare i giovani preadolescenti e adolescenti “poveri” ad aiutarsi da soli attraverso un cammino di autodeterminazione e responsabilizzazione che può trovare nell’aforisma confuciano, “Non ti do il pesce, ma la canna da pesca, e ti insegno a usarla, perché tu possa pescare da solo”, il suo motto.

1 Finalità della Carta dei servizi

La Carta dei Servizi non è una semplice guida ma è un documento che stabilisce un “patto”, un “accordo” fra soggetto erogatore dei servizi e utente che si basa su tre principi cardine quali:

  • l’indicazione e definizione degli standard e della qualità del servizio;
  • la semplificazione delle procedure anche tramite l’informatizzazione;
  • la costruzione degli elementi che strutturano il pacchetto dei servizi.

La “Carta” è stata istituita soprattutto con lo scopo di tutelare i diritti dei cittadini-clienti, riconoscendo loro la possibilità di controllare la qualità dei servizi erogati dalle strutture. È un documento da interpretare e mettere in pratica, seguendone gli ulteriori sviluppi: verifica, miglioramenti ed integrazioni. Sulla base di precise indicazioni, i responsabili dell’associazione dovranno attuare appropriate strategie per la pratica attuazione della “Carta” stessa. Dovranno, pertanto, considerare tutti gli aspetti dall’informazione alla tutela e la partecipazione dei cittadini che intenderanno avvalersi dei servizi per ora a carattere sperimentale.

2 Mission, storia e sviluppo della Associazione

Siamo un gruppo di professionisti e volontari con diverse capacità e formazione, di orizzonti diversi che hanno aderito ad un progetto comune per la valorizzazione delle persone deboli attraverso l’inclusione sociale, l’aiuto e il supporto verso “ tutti i colori della vita” senza distinzioni , creando cosi una rete di persone solidali che potranno in futuro accudire ad altri nel bisogno e che necessitano un accompagnamento nel loro percorso di vita.

L’idea progettuale è stata pensata e mantenuta viva nel tempo sin dal 2018 ed ha visto la luce il 6 aprile 2022.

L’associazione AUTONOMIA GIOVANI APS ufficialmente è nata il 6 aprile 2022.

A tale scopo non ha ancora una storia e azioni concrete in essere o esperienze pregresse.

La concretezza delle idee e l’adesione alla realtà suggerita dai bisogni, sono stati evidenziati e condivisi da singole professionalità, rappresentanti ambiti e situazioni diverse, che hanno voluto consapevolmente e coraggiosamente realizzare il sorgere della associazione stessa quale contributo alla comunità provinciale.

3 Principi del servizio sperimentale

La persona all’interno dell’associazione non è oggetto di prestazioni e risposte ma è “soggetto attivo” che sceglie e sperimenta, decide e partecipa allo sviluppo del proprio progetto di vita ed al suo processo di integrazione sociale. L’associazione, attraverso le sue proposte sperimentali fonda la propria progettazione partendo dai diritti umani fondamentali quali:

  • Restituire centralità al cittadino-utente-cliente;
  • guardare ai suoi bisogni e al suo benessere come misura della bontà del “servizio” inteso come intervento/proposta educativa;
  • Eguaglianza;
  • Imparzialità;
  • Continuità;
  • Diritto di scelta;
  • Partecipazione;
  • Efficienza ed efficacia;
  • Umanizzazione e integrazione.

4 Diritti e doveri degli utenti

Il diritto a una formazione individualizzata corrispondente ai propri bisogni ed aspirazioni.

Il diritto al lavoro ed ad una occupazione.

Il diritto di partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport.

Il diritto alla rappresentanza a all’assistenza giuridica e alla piena protezione dei propri diritti legali.

All’interno della Casa e del Centro l’utente dovrà farsi partecipe del proprio percorso formativo attraverso l’esplicazione di questi doveri:

  • coinvolgimento nella stesura del P.E.I. (Progetto Educativo personalizzato);
  • frequentare con costanza e regolarità il Centro;
  • adottare un atteggiamento costruttivo nel gruppo e nel rapporto con gli operatori;
  • essere disponibile a sperimentare le attività formative e lavorative proposte dagli educatori;
  • accettare le soluzioni di convivenza derivanti dalla mediazione con gli altri membri del gruppo;
  • rispettare gli strumenti e le attrezzature messe a disposizione dalla Casa che dal Centro sia presso.

il Servizio sia presso gli ambienti esterni frequentati:

  • rispettare le persone e le loro cose;
  • segnalare agli operatori di riferimento eventuali disagi, contrattempi e situazioni problematiche.

5 SERVIZI

5 . S.F.A.G ( sperimentazione, formazione, autonomia, giovani )

Sperimentazione = ricerca e realizzazione di innovazioni sul piano metodologico e didattico che sul piano degli ordinamenti e delle strutture.

Formazione = Maturazione dell’individuo, dovuta allo studio, all’esperienza, all’ambiente.

Autonomia = Il potere di dar legge a sé stesso.

Giovani = coloro che non sono più dei bambini ma non sono ancora degli adulti.

5 1 COMUNITÀ EDUCATIVA CASA SAN GIUSEPPE

L’associazione “AUTONOMIA GIOVANI” nasce ufficialmente il 6 aprile 2022 ma ha avuto una gestazione progettuale a partire dal 2018 grazie all’esperienza di alcuni professionisti maturata in ambito scolastico, sorta inizialmente attorno al mondo sia scolastico che extrascolastico.

Lo spirito di base è la condivisione della vita con le persone che fanno fatica, accolte nella “normalità” di un clima famigliare all’interno di una rete familiare allargata.

Fin dall’inizio, la scommessa è sempre stata quella di far vivere ai giovani adolescenti un’esperienza protetta, ma per il resto simile, il più possibile, alla vita familiare, con tutte le responsabilità e le libertà che questo comporta.

L’innovazione che si è voluta intraprendere con la creazione della associazione è stata quella di creare, in ambienti più articolati ed allargati, una possibile convivenza tra marginalità diverse, con particolare attenzione alle persone con problemi di fragilità sociale e difficoltà di orientarsi, ed a minori adolescenti italiani e stranieri provenienti principalmente dall’area penale e/o con provvedimenti amministrativi.

All’interno della Comunità San Giuseppe, e quindi nell’ambito delle Unità d’Offerta della Associazione Autonomia Giovani, da novembre 2023 è sorta la nuova “Casa educativa per Minori”, un nucleo abitativo dedicato unicamente agli ospiti minorenni.

La Casa è nata, dopo lungo tempo, dall’esigenza di creare degli spazi specifici per l’accoglienza dei minori adolescenti ed è collocata all’interno di una struttura l’ala ovest della ex casa vicariale dell’oratorio di Sant Agostino a Cremona: dispone di stanze, servizi, cucina, sala da pranzo e sala giochi autonome, ma comunicanti tra loro.

Ciò che la contraddistingue è la presenza, oltre che di un nucleo abitativo specifico, di un’equipe di operatori che si occupa di accompagnare in modo più ravvicinato i ragazzi e sostenerli lungo il loro percorso all’interno della casa.

Questa maggiore autonomia rispetto al passato non impedisce comunque lo scambio continuo con la realtà più complessa (quale è descritta dettagliatamente sulla Carta dei Servizi della associazione Autonomia Giovane A.P.S) in cui la casa è collocata e con la quale il confronto e la condivisione vengono quotidianamente stimolati.

5 1.1 Chi accogliamo

La Comunità educativa per minori accoglie fino a 6 giovani pre-adolescenti e adolescenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni, inviati dai Servizi Sociali con provvedimenti amministrativi o penali.

Sulla base delle risorse presenti in ciascuno, delle caratteristiche legate al contesto di provenienza e delle richieste dei Servizi Sociali invianti, viene costruito un progetto educativo individualizzato per ogni ragazzo.

Fasi e tempi dell’accoglienza:

1. Richiesta di inserimento

I minori vengono accolti sempre sulla base di una richiesta effettuata da un Servizio Sociale inviante, che può essere:

  • Il Servizio Sociale del Comune di residenza, dopo che il Tribunale per i Minorenni ha disposto un decreto di collocamento in una struttura protetta;
  • Adolescenti con condotte a rischio e/o devianti, sottoposti a provvedimenti amministrativi disposti dagli artt. 25 ss. del R.D.L. n. 1404 del 20/7/1934, prorogabili sino al ventunesimo anno d’età, che realizzano di fatto una limitazione della potestà genitoriale tramite l’affido ai Servizi sociali, ma non consentono ai genitori di intervenire nel procedimento;
  • Minori o adolescenti sottoposti a provvedimento amministrativo a norma dell’ art. 403 c.c. disposto dalla Pubblica Autorità (Servizi sociali, Istituzioni sanitarie e scolastiche, Forze dell’Ordine);
  • Il Centro di Giustizia Minorile o i Servizi afferenti (U.S.S.M., C.P.A., o lo stesso I.P.M.), nel caso in cui il minore sia coinvolto in un procedimento penale e sia stato disposto dal Tribunale dei Minorenni il collocamento in Comunità come misura alternativa alla detenzione in Istituto Penale Minorile (art. 22 del DPR 448/88: misura cautelare del collocamento in comunità, art. 28: messa alla prova, art. 30: misure alternative alla detenzione);
  • Eventuali richieste da parte di altri Servizi vengono prese in considerazione dall’equipe degli operatori, che ne valutano l’opportunità. Il Servizio inviante fornisce una relazione di presentazione del ragazzo recante tutte le informazioni necessarie ad una prima valutazione della possibilità di inserimento. Qualora si ritenga attuabile l’inserimento, nei casi in cui è possibile, si fissa un colloquio tra il minore, il Servizio inviante e gli operatori della casa, che ha la finalità principale di creare una conoscenza reciproca oltre che di permettere un primo impatto del ragazzo con il contesto.

5 1.2. Colloquio di conoscenza

Il colloquio è finalizzato ad individuare i bisogni di cui il minore è portatore e a valutare il rapporto tra questi e le risorse disponibili.

Questa è una fase delicata perché, se ben condotta attraverso una chiarificazione delle aspettative reciproche, può determinare le premesse per un rapporto di fiducia tra il minore e gli operatori della comunità.

Questa fase può essere saltata nei casi in cui l’inviante richieda l’urgenza di un collocamento, e si ravveda l’impossibilità di un passaggio graduale (come avviene ad esempio in caso di applicazione della misura cautelare del collocamento in comunità – art. 22 del DPR 448/88).

Nel caso in cui il ragazzo provenga da altra Comunità, diviene fondamentale valutare quali siano gli elementi che hanno causato la rottura con il contesto precedente e se vi siano i presupposti per un’accoglienza dotata di significato nel contesto attuale, proprio perché è inutile e controproducente proporre un’esperienza che potrebbe rivelarsi una ripetizione di quella precedente.

5 1.3. Inserimento e osservazione

L’inserimento del ragazzo avviene nel momento in cui si valuta che l’esperienza proposta possa costituire per lui un’opportunità di cambiamento, ossia segnare una differenza dal passato, che si tratti di una situazione famigliare patogena o di una carriera deviante intrapresa, in ogni caso di un contesto in cui si sono create condizioni di pregiudizio per la sua crescita.

A volte, più semplicemente, il minore è un ragazzo straniero non accompagnato che secondo la visione del nostro sistema dei servizi e paradigma socio-culturale, necessita ancora di riferimenti affettivi ed educativi per essere aiutato ad acquisire una vera e propria autonomia lavorativa e abitativa.

A tal fine è importante in ogni caso, nella prima fase di accoglienza del minore, oltre che una presa in carico della sua situazione sanitaria, scolastica o lavorativa, fare un’approfondita osservazione di quelle che sono le dinamiche relazionali apprese e messe in atto, il sistema di rappresentazioni e attribuzioni di significati sviluppati e le funzioni che questi hanno svolto nel corso della sua vita e che continuano a svolgere. Il minore, di norma, viene inizialmente inserito in uno dei laboratori interni alla Comunità e si mette in gioco nella condivisione della quotidianità con il gruppo, mostrando le sue attitudini al lavoro, le modalità relazionali, caratteristiche, le principali definizioni di sé. La restituzione al ragazzo e il tentativo di una lettura condivisa delle osservazioni raccolte da parte di tutti gli operatori che lo affiancano nel contesto comunitario è uno strumento fondamentale per gettare le basi di una progettualità dotata di senso. Diviene inoltre fondamentale il riferimento alla famiglia d’origine, quando è presente, e la necessità di non trascurare l’apporto di un coinvolgimento della stessa nel percorso del figlio in comunità. La famiglia costituisce il nucleo da cui il ragazzo proviene e presso il quale, nella maggior parte dei casi, deve fare ritorno: occorre quindi conoscerla e cercare di creare delle alleanze che possano favorire la buona riuscita dell’esperienza comunitaria.

5 1.4. Progetto

Soltanto dopo un’attenta osservazione delle suddette variabili è possibile concordare un vero e proprio progetto con il ragazzo, l’Assistente Sociale di riferimento e, laddove ve ne siano i presupposti, la famiglia. In ogni caso il progetto che riguarda il minore è il risultato di un lavoro di concertazione tra le diverse figure che svolgono un ruolo educativo nei suoi confronti e il minore stesso, senza la partecipazione del quale nessun percorso sarebbe sostenibile. Il progetto, nella sua forma e nei tempi di costruzione, è differente per ciascuno, proprio perché la “CASA” non vuole configurarsi come una “realtà virtuale”, e quindi la progettualità che in essa si realizza ha una chiara impronta “processuale”: non si dà cioè a priori, in rigidi schematismi creati a tavolino, ma si nutre della quotidianità e della sua infinita imprevedibilità e da essa si fa continuamente mettere in discussione e ricostruire. E di questa quotidianità si mettono in campo tutte le risorse possibili: competenze tecniche, educative, psicologiche e relazionali.

Obiettivo comune è il crearsi delle condizioni perché il ragazzo/giovane possa sognarsi, avere un’idea di sé come soggetto attivo capace di appassionarsi e permettersi di avere ambizioni,autodeterminarsi, scegliere. L’individuazione di un percorso formativo è dunque costruito nell’ottica di una realizzazione personale, nei tempi e nei modi propri di ciascuno. La scuola diviene una scelta e non un obbligo, il lavoro lo strumento tramite il quale ci si riconosce capaci e competenti. È importante non trascurare la connessione con il contesto di appartenenza, in particolare nei casi in cui resta il riferimento principale all’interno del quale dovrà estendersi il cammino del minore. Il tempo trascorso in comunità diviene così tempo “pieno”, in movimento.

Non è tempo fermo, perso ad aspettare la fine di una diversa forma di detenzione, ma tempo di semina di un terreno reso fertile dalla voglia di riscatto. Il movimento come cambiamento continuo, tensione verso il futuro, è l’elemento che rende possibile la disponibilità all’accoglienza. Laddove si verificano situazioni di cronicità, dinamiche in cortocircuito generatrici di malessere, è compito del contesto introdurre possibilità per creare differenze. A volte può capitare che, dopo un iniziale momento di comportamento positivo dovuto alla naturale esigenza del ragazzo di mostrarsi adeguato, assistiamo al generarsi di modalità strumentali di rapporto: la tendenza al sotterfugio, la mancanza di fiducia nelle figure educative, l’impulsività decisionale. Certamente non è possibile pretendere alcun cambiamento se si prescinde dalla comprensione autentica dei comportamenti e delle definizioni di sé e del mondo che il ragazzo ha sviluppato per adattarsi al proprio contesto di riferimento. Occorre, in questa fase, affiancare il minore nell’attribuzione continua di significati del proprio agire e del proprio pensare, connettendo questi ai vantaggi che ne può trarre. La parte di lavoro che richiede maggior collaborazione tra gli operatori della casa è proprio quella in cui è opportuno mostrare al ragazzo come certe abitudini che in passato sono risultate utili, in questo contesto hanno un costo troppo elevato che impedisce benessere e sviluppo sia a lui che agli altri membri della casa. Soltanto quando tutte le risorse di cui si dispone sono esaurite e nonostante questo la situazione non ha subìto sostanziali modifiche, allora si rende necessaria una ferma decisione di rottura e la revisione del progetto, che può essere interrotto. La comunicazione all’Assistente Sociale della decisione di dimissione non è mai un “fulmine a ciel sereno”, ma esito ultimo di continui richiami e ridefinizioni di un progetto che non decolla o non evolve. L’interruzione è sempre una scelta sofferta e difficile ma che deve essere presa con la convinzione di una continua tensione all’evoluzione, alla non accettazione di compromessi con la cronicità.

5 1.5 Dimissioni

Le condizioni per una dimissione ideale sono chiaramente quelle di un pieno raggiungimento degli obiettivi del progetto, che per la maggior parte dei casi consiste in un accompagnamento verso un equilibrio tra lo sviluppo di una buona appartenenza e la capacità di assumersi delle responsabilità. Anche un rientro ideale presso la famiglia dovrebbe in ogni caso possedere le caratteristiche di una certa autonomia in questo senso, ad esempio con la presa di distanza da dinamiche relazionali di dipendenza o di forte ambivalenza. In ogni caso le dimissioni formali consistono nella fine o nell’interruzione del progetto concordato con i Servizi invianti, e che spesso coincidono con la fine della misura penale o con il compimento della maggiore età, se non dei 21 anni quando l’ospite è tutelato da un prosieguo amministrativo. Per i giovani che non hanno alcun riferimento parentale (perché stranieri o per decadimento della patria potestà dei genitori biologici) e necessitano di un aiuto per essere inseriti nel territorio, la Comunità disporrà di un appartamento di risocializzazione , autogestito, con una supervisione periodica da parte dei responsabili della Casa , dove gli ex-ospiti possano sperimentarsi in una vita lavorativa autonoma. Spesso approdano a questa risorsa dopo aver compiuto l’iter formativo che ha permesso loro di ottenere un serio contratto di lavoro, in quanto è richiesto il pagamento di un affitto a prezzi “sociali” e la suddivisione delle spese delle utenze (acqua, luce, gas e vitto).

Mantenimento contatti e rapporti con gli ospiti dimessi

Solitamente, laddove il progetto ha raggiunto un buon esito e si sono instaurati dei legami, il rapporto tra il giovane e la comunità si protrae nel tempo e si nutre di contatti più o meno frequenti che permettono di assaporare i frutti raccolti. Spesso capita che anche i ragazzi con i quali il rapporto si è interrotto lasciando ferite profonde tornino per salutare e ringraziare di quanto è stato fatto per loro, poiché dopo diversi anni si sono resi conto del significato che aveva avuto quel gesto di apparente rottura.

Per poter garantire a ciascuno di svolgere al meglio il proprio percorso attraverso opportunità formative e relazionali, la comunità si avvale di vari strumenti,quali:

  • la scuola all’interno della Casa dove è presente un’attività scolastica quotidiana durante il periodo tradizionale dell’anno scolastico, organizzata dagli educatori e dai volontari per supportare i ragazzi che stanno svolgendo il proprio iter formativo nelle medie inferiori o superiori, per l’alfabetizzazione dei giovani extracomunitari e per il conseguimento della terza media da parte di chi ha superato l’età dell’obbligo scolastico. La Comunità dispone di supporti informatici, che vengono utilizzati anche durante il tempo libero dagli ospiti;
  • il lavoro.

Per venire incontro alle ovvie differenti inclinazioni degli ospiti, le attività lavorative offerte sono molteplici e comunque tutte orientate al recupero di mestieri manuali che, pur se ormai negletti in un panorama di lavoro sempre più immateriale, rappresentano concrete e sempre più ricercate occasioni di occupazione di buon livello qualitativo. In ogni laboratorio è prevista la presenza di un “maestro d’arte”, vale a dire di un operatore competente nel settore specifico.

Quando il giovane ha mostrato affidabilità e senso di responsabilità all’interno del laboratorio e ha intrapreso una relazione di fiducia con gli educatori e i singoli maestri referenti dei laboratori, l’attività lavorativa può incominciare ad essere svolta all’esterno presso artigiani o aziende del territorio.

La nostra realtà dispone delle seguenti attività:

  • 1) Falegnameria e Creatività
  • 2) Attività agricola che si realizza attraverso la cura dell’orto
  • 3) Sartoria
  • 4) Informatica
  • 5) Alfabetizzazione

Attività di gruppo

1) Cultura

Vi sono serate dedicate a temi culturali generali: dalla visione e discussione di un film, all’incontro con alcune personalità che provengono da altre esperienze e talvolta da altri paesi e che, in visita alla comunità, raccontano e si confrontano sulla loro esperienza. La Comunità, poi, in quanto impegnata anche sul versante della prevenzione, promuove incontri informativi e formativi, tavole rotonde e attività teatrali, aperti anche al territorio, su tematiche pertinenti le dipendenze, il disagio giovanile.

2) Tempo libero

Dopo l’attività lavorativa, prima e dopo la cena, e dal sabato pomeriggio alla domenica sera, il tempo viene occupato in attività ricreative e sportive, animate ed organizzate dagli ospiti insieme ad operatori e/o volontari. Il sabato e la domenica si organizzano anche uscite di gruppo con la presenza di operatori (necessari, in particolare, per affiancare coloro che si trovano inseriti nella casa in regime di misura cautelare).

Presenza sul territorio

L’associazione e la comunità educativa nelle sue differenti articolazioni è assolutamente aperta all’esterno, attraverso la promozione di iniziative rivolte al territorio, così come mediante la partecipazione ad attività proposte da altre realtà locali.

Inserimento territoriale

Per gli ospiti nella fase finale del percorso comunitario o immediatamente dopo la sua positiva conclusione, la comunità “Casa san Giuseppe disporrà di 1 appartamento di risocializzazione , che rappresenta un’occasione per sperimentare la propria autonomia in un contesto ancora un poco protetto e periodicamente supervisionato, per periodi concordati e comunque non superiori ai 12 mesi.

Coinvolgimento delle famiglie d’origine

I rapporti con il nucleo di origine sono considerati molto importanti all’interno del percorso riabilitativo, salvo rare eccezioni in cui, già su indicazione dei Servizi invianti o per valutazioni interne all’équipe che maturano durante le differenti fasi del programma, vengano riconosciuti così problematici e destabilizzanti da mettere in gioco la bontà e/o la tenuta dello stesso percorso comunitario.

L’ospite può mantenere fin dall’inizio del percorso comunitario contatti telefonici e/o epistolari e ricevere visite periodiche da parte dei familiari, con tempi e modi che devono comunque essere preventivamente concordati con il responsabile della comunità. Gli operatori sono disponibili per colloqui, programmati e non, con i familiari, che avvengono solitamente durante le visite.

5. 3 Equipe

La comunità educativa è gestita dall’associazione Autonomia Giovani che è rappresentata da una figura stabilmente presente, quale riferimento “genitoriale” e collabora con la presenza di educatori professionali e un mediatore culturale e volontari che gravitano intorno alla Casa e si ritrovano in equipe tutti i martedì dalle 14 alle 16 per pianificare la settimana ed elaborare in itinere i progetti educativi individualizzati dei ragazzi. Inoltre, si avvalgono della supervisione con lo psicoterapeuta consulente della comunità il martedì, a cadenza mensile.

Tutela della salute degli ospiti

I ragazzi nei primi giorni dopo l’ingresso sono valutati dal medico di base, che ne raccoglie l’anamnesi, ravvisa le eventuali patologie presenti, verifica le adempienze vaccinali e raccorda l’accompagnamento sanitario con quello già in corso da parte dei Servizi del territorio di provenienza.

5. 4 La retta

La retta giornaliera per l’anno 2024 ammonta ad € 95,00 ( I.V.A. inclusa ) e comprende:

  • vitto e alloggio
  • capi di abbigliamento e calzature
  • fornitura di prodotti per l’igiene personale
  • servizio di lavanderia
  • trasporti (al proprio domicilio per eventuali rientri a casa, per le attività, per visite mediche e per ogni altra esigenza specifica dell’utente inerente al suo progetto personale)
  • attività strutturate esterne e interne alla comunità
  • colloqui psicologici per gli utenti che ne presentino la necessità
  • consulto psichiatrico se si presenta la necessità
  • farmaci, ausili sanitari e protesici, visite mediche specialistiche solo se erogati dal SSN o da Enti convenzionati.

Prestazioni non comprese nella retta:

  • spese aggiuntive quotidiane (bar, ricariche cellulari, ecc.)
  • farmaci, ausili sanitari e protesici (compresi occhiali e apparecchi ortodontici), visite mediche specialistiche non erogati dal SSN.

Giornata tipo

 

Dal lunedì al venerdì:

  • ore 07.30 Sveglia e colazione
  • ore 08.00-12.00 Attività lavorativa o scolastica
  • ore 12.30-13.30 Pranzo comune
  • ore 13.30-17.30 Attività lavorativa o scolastica
  • ore 17.30-18.30 Attività ludico-creative
  • ore 18.30-19.30 Tempo libero (dedicato agli interessi personali e alla cura di sé)
  • ore 19.30-20.30 Cena comune
  • ore 20.30-23.00 Tempo libero o attività di svago organizzate
  • ore 23.00: Riposo notturno

Il sabato e la domenica:

  • tempo libero
  • attività organizzate
  • visite delle famiglie

Durante il periodo estivo si organizzano gite e soggiorni di vacanza presso località di mare, lago, montagna, campi di volontariato con associazioni, quali Libera o Legambiente, attività sportive e ludiche , escursioni, divertimenti in piscina e in parchi avventura.

5.5. SERVIZIO/Azione di mediazione linguistica/culturale

L’azione del mediatore culturale è improntata a rilevare e valutare le caratteristiche dell’intervento necessarie per definire i tempi, i costi e l’approccio per condurre l’intervento. Inoltre tale figura favorisce una migliore comprensione del contesto in cui l’intervento deve avvenire: obiettivi, argomenti trattati, problemi, ecc. Fornisce informazioni e consigli ai soggetti coinvolti in un’interazione (clienti, utenti, dirigenti d’azienda, ecc.) su specifiche caratteristiche culturali che possono facilitare od ostacolare la comunicazione al fine di raggiungere gli obiettivi comuni quando necessario, gestire traduzioni scritte di documenti (da semplici lettere, e-mail a contratti, pagine di siti Web, ecc.). Si occupa dell’adattamento linguistico dei testi al fine di ricostruire il contesto di partenza nella lingua di destinazione e intercetta e interpreta con attenzione i gusti, le preferenze e le idiosincrasie espresse dalle singole culture attraverso la traduzione orale. I contesti in cui opera sono i più variegati. All’interno della scuola, il mediatore linguistico e culturale è principalmente responsabile di fornire supporto linguistico e mediazione culturale agli studenti di altri paesi e alle loro famiglie per facilitare il successo scolastico e l’integrazione nella comunità ospitante. Le attività linguistiche comprendono sia l’apprendimento della lingua del paese ospitante sia il ripristino/mantenimento della lingua originale. I suoi interventi possono includere anche una più ampia animazione sociale e programmi di sensibilizzazione interculturale (ad esempio, l’insegnamento di una lingua straniera agli studenti italiani) per classi con o senza immigrati. Nei servizi socio-sanitari (ASL, consultori, ospedali, servizi sociali), l’attività dei mediatori linguistici e culturali mira a promuovere l’integrazione sociale degli immigrati attraverso interventi di mediazione linguistica e culturale. Informare, orientare e accompagnare i servizi, la legislazione e gli usi del Paese ospitante e l’attivazione di reti sociali per favorire il confronto e la comunicazione interculturale, migliorare la partecipazione sociale e prevenire eventuali situazioni di disagio e conflitto.

5.6. SERVIZIO/Azione di mediazione familiare

La mediazione familiare è un processo volontario che può aiutare a trovare modi per risolvere controversie su specifici problemi relazionali e organizzativi. Si rivolge a tutte le coppie che si trovano oggi sulla strada della separazione o del divorzio e non riescono a mettersi d’accordo su questioni economiche (manutenzioni, separazioni patrimoniali, ecc…) o sulla gestione del rapporto con i propri figli.

Il percorso che si può fare nella mediazione familiare è da 10 a 12 incontri di un’ora e mezza presso lo studio professionale di un mediatore familiare.

Il professionista che se ne occupa è un mediatore familiare, una terza persona imparziale, qualificata e appositamente formata. Un mediatore può incoraggiare e facilitare la risoluzione di una controversia fra i membri dello stesso nucleo famigliare. Anche se i minori non partecipano al processo (tranne in circostanze eccezionali quando hanno l’età per partecipare direttamente), saranno loro i destinatari principali dell’intervento. La mediazione familiare può essere utile: in tutte le situazioni in cui non puoi più comunicare in modo efficace o mantenere una conversazione o quando non riesci a metterti d’accordo per esempio con l’ex partner su disposizioni relative alla vita quotidiana dei tuoi figli, alla scuola, al tempo libero, alle spese ordinarie e straordinarie; il mediatore familiare vi guiderà nell’elaborare le modalità per risolvere i problemi sollevati, non decidendo lui per voi ma incoraggiandovi a trovare delle soluzioni, grazie a degli strumenti di comunicazione e negoziazione l’ascolto attivo.

Il mediatore ti ascolterà con sensibilità, ti offrirà calorosi sorrisi e darà il giusto spazio anche ai tuoi silenzi;il linguaggio positivo.

Il mediatore alleggerirà il clima,il rinforzo positivo. la riformulazione, ripetendo uno stesso concetto senza parole negative ed usando solo espressioni positive Ma soprattutto sarete stati voi stessi i protagonisti attivi, senza subire passivamente le decisioni prese da un’autorità superiore.

5 7. PROCEDURE PER I RECLAMI

I reclami contribuiscono all’implementazione costante dei servizi offerti e vengono sempre accolti come stimolo per le attività e i servizi offerti.

L’Associazione Autonomia Giovani APS raccoglie, analizza e gestisce il contenuto dei reclami ricevuti al fine di far fronte a qualsiasi situazione problematica e trovare una soluzione adeguata nel più breve tempo possibile.

Le richieste possono essere effettuate utilizzando uno dei seguenti strumenti di comunicazione:

  • Telefono: 3501255587
  • Posta: via Breda n° 1-3 (sede dell’Associazione / comunità educativa e laboratori)
  • E-mail: info@autonomiagiovani.it
  • Incontri presso la sede

In relazione alla gravità del problema, prendiamo in carico le richieste il più rapidamente possibile nel rispetto dei tempi e delle modalità di svolgimento dei nostri servizi.

 

EDIZIONE 2024